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Alicante 2016 – Poggio al Tufo

Toscana IGT Alicante

2016

POGGIO AL TUFO (TOMMASI)

Scheda analitico sensoriale

esame visivo

Limpido, consistente, rosso rubino intenso tendente al porpora.

esame olfattivo

Intenso, complesso, di qualità fine. Fruttato, tostato, erbaceo, animale: succo di tamarindo, confettura di prugne, mirto, tabacco. Note di erba e di cuoio. Vagamente etereo.

esame gusto-olfattivo

Secco, abbastanza caldo, morbido; abbastanza fresco, sapido e abbastanza tannico. Di corpo, equilibrato, intenso, persistente, di qualità fine.

abbinamenti

Questo Alicante spicca sicuramente per morbidezza e rotondità, pertanto andrei su pietanze dalla discreta sapidità e non avrei remore ad abbinarlo a piatti con tendenza acida o amarognola. Umidi di carni rosse, pietanze elaborate con erbe balsamiche o aceto balsamico. E infine formaggi a pasta dura o semidura, stagionati ed erborinati.

Scopri la ricetta consigliata*

*Link al sito ®buonissimo.it

Conclusioni

Maturo e armonico. Non credo possa evolvere ulteriormente se lasciato ad affinare in vetro, quindi … stappiamo e degustiamo!

Originario della Spagna, dove è ancora molto diffuso, il vitigno Alicante (o Alicante Bouschet) è in realtà stato coltivato per la prima volta nel 1866 in Francia partendo da un incrocio tra Petit Bouschet e Grenache.

In Francia si è diffuso principalmente nel Roussillon e nel sud della Valle del Rodano, mentre in Italia soprattutto in Toscana, Liguria, Sardegna, Sicilia, Umbria ed Emilia. È parente stretto del Cannonau, del Tocai Rosso, della Vernaccia di Serrapetrona e, ovviamente, della Grenache, con i quali condivide lo stesso patrimonio genetico.

Poggio al Tufo, azienda maremmana della famiglia Tommasi, produce questo Alicante in purezza. Fermentazione spontanea svolta in tini di acciaio con lieviti indigeni e macerazione sulle bucce per 12 giorni; affinamento per 15 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia.

L’attacco è decisamente morbido e vellutato, con apertura rotonda che si sviluppa nel centrale con controllata spalla acida e buona sapidità; il tannino, equilibrato e dalla trama fitta e setosa, si sente in prevalenza sul finale e conduce lentamente ad una chiusura lunga sulle nuance fruttate di sottobosco e macchia mediterranea.

Ottimo l’equilibrio tra titolo alcolometrico (13% vol.) ed estratto secco, per quanto ritengo che la struttura di questo vino avrebbe potuto tranquillamente sostenere fino ad un punto in più di alcool.

L’utilizzo di lieviti autoctoni potrebbe (forse!) avere contribuito ad una leggera e piacevole “vinosità” al naso e ad un quasi impercettibile residuo zuccherino che mi è sembrato di ravvisare al gustativo, portandoci verso quel labile e fittizio confine che separa il secco dall’abboccato e che permette di esaltare ulteriormente le morbidezze del vino.

Purtroppo la scheda tecnica presente sul sito web del Produttore non riporta alcuni dati che ci si aspetterebbe, appunto, da una scheda tecnica: acidità fissa e totale, PH, estratto secco e residuo zuccherino.

Nel complesso un vino molto interessante, ben fatto, di buona fattura, dove la scelta della botte grande è, a mio avviso, sicuramente “azzeccata”.

Paride Leali

sommelier

La analisi organolettica e la valutazione del vino presenti in questa scheda tecnica sono da intendersi esclusivamente come espressione di un giudizio personale, derivante da una analisi visiva e gusto-olfattiva del prodotto. Non vi è pertanto alcuna valutazione di natura oggettiva derivante, ad esempio, da analisi tecniche di laboratorio, né vi è intenzione alcuna di fornire al lettore indicazioni sulla qualità oggettiva del prodotto analizzato. Per maggiori dettagli sul regolamento delle degustazioni, clicca qui.

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